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Formato | 14,8 x 21 |
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Confezione | Brossura |
Pagine | 208 |
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Nella sua vita Pasolini ha coniugato interessi e usabilità nelle varie arti tranne che, apparentemente, nella musica. In realtà, sebbene non avesse abilità nel suonare strumenti, nonostante i tentativi giovanili, il suo senso musicale era ben presente e chiaro. Ed è proprio la sua musicalità adattata alle varie espressioni della sua poetica al centro di questo nostro approfondimento.
Il cinema fu il suo medium per eccellenza, l’arte in cui risulta evidente il senso di una profonda ricerca e conoscenza; in tutti i suoi film però la decisione sulle musiche sarà sempre subordinata a una personale idea di fondo. Sarà così in tutte le collaborazioni con i compositori che si sono avvicinati a lui; persino con Morricone, al quale insegnerà il suono della pietà.
La compiutezza sonora, la ricerca fatta sui classici saranno per lui un’ossessione, un concreto bisogno di musica, che si manifesterà pure nelle canzoni a cui presterà i testi, molte delle quali utilizzate sia a teatro che al cinema. Per non dimenticare la giovanile ricerca sul canto popolare e l’uso che ne fece in quasi tutti i suoi film, a cominciare da Il Decameron: una sintesi di suoni e di musiche dei paesi e delle culture, distanti da quella italiana e cattolica, di cui si innamorò.
Pasolini e la fissazione del suono, come missione artistica, come tensione verso un infinito futuro, nell’imminenza di una fine attesa e nella consapevolezza di una vita spesa per la conoscenza dell’uomo. In cui la presenza musicale era percezione dell’ascolto interiore.
ISBN 978-88-99321-48-2
18,00€
Formato | 14,8 x 21 |
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Confezione | Brossura |
Pagine | 208 |
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